Quando è il momento di fare un rebranding?

Quando fare un rebranding? Idealmente il momento giusto per fare un rebranding è quello in cui ci si accorge che i risultati e le aspettative in merito alle performance di…

Quando fare un rebranding? Idealmente il momento giusto per fare un rebranding è quello in cui ci si accorge che i risultati e le aspettative in merito alle performance di un prodotto/servizio non coincidono. In questa affermazione c’è un vasto assortimento di casistiche, vedremo le più importanti.

4 situazioni che comportano il bisogno di fare un rebranding:

  1. Il prodotto/servizio si sta avvicinando al termine del suo ciclo di vita, le vendite sono in drastico calo e la pubblicità non è risolutiva. Questo accade perché tutto ciò che viene messo a mercato prima o poi diventa obsoleto, il pubblico non lo ritiene più appetibile e bisogna prendere una decisione: abbandonarlo o fare un rebranding. Quest’ultima opzione va valutata con attenzione poiché non è sempre possibile. Con tutta la competenza del mondo in materia, rilanciare il ciclostile nell’era delle fotocopiatrici o la telescrivente nell’epoca delle email.
  2. Il prodotto/servizio non performa come dovrebbe. In questo caso il rebranding ne migliora la percezione, lo allinea maggiormente alle aspettative del pubblico target e ne favorisce la crescita costante nel tempo
  3. L’azienda, il professionista, il prodotto o il servizio ha subito un forte danno reputazionale. Sempre nell’etica e nel rispetto del consumatore, è possibile intervenire con un riposizionamento di marca per cercare di riacquistare la fiducia nel pubblico o individuare un nuovo segmento di pubblico che conviva serenamente con il problema in oggetto, un po’ come ha fatto l’Hans Brinker Hostel, puoi vedere il caso studio qui, ha fatto la storia
  4. L’offerta non è correttamente segmentata. Prodotti diversi, riferiti a segmenti di mercato con bisogni e capacità d’acquisto completamente diversi sono comunicati nello stesso modo, con lo stesso marchio. Uno degli errori più frequenti è vendere B2B e B2C con lo stesso brand o proporre un prodotto di lusso con lo stesso marchio con cui si vende un prodotto primo prezzo. Sono tutti autogol clamorosi, perché il pubblico si confonde e non recepisce correttamente l’offerta, non si identifica in essa e preferisce non comprare affatto

Questi erano quattro dei casi che incontriamo più frequentemente, nonché i più delicati, però ci sono

Carlotta Silvestrini

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